“Piccole pesti” al museo
Come si mantengono (sane) le collezioni MUSE
Come si mantengono (sane) le collezioni MUSE
3 aprile 2024
5 milioni di singoli reperti, 336 differenti collezioni, 300 milioni di anni di racconti. Di questi pezzi appartenenti alle collezioni del MUSE e raccolti fin dal XIX secolo, solo l’1% è esposto nelle sale e visibile al pubblico, ma tutti sono oggetto di cura e studio costante. Maria Chiara Deflorian, responsabile delle collezioni del MUSE, ci racconta cosa significa prendersi cura di una o più collezioni scientifiche:
“Prendersi cura delle collezioni scientifiche – spiega la curatrice – vuol dire assicurarsi che i reperti siano conservati nel modo adeguato, con i giusti parametri di temperatura, umidità e luce, collocati in arredi adeguati, al sicuro da danni, furti, incendi, eventi calamitosi, parassiti…
Chiaramente, è necessario conoscere a fondo le collezioni: le raccolte naturalistiche (geologia, zoologia, botanica) riuniscono una grande varietà di preparati che spesso necessitano di attenzioni diverse: per i reperti conservati in liquido (come rettili, anfibi, ma anche insetti) è necessario verificare periodicamente che il conservante sia in buono stato e alla giusta concentrazione; i campioni di erbario sono molto sensibili alla luce e non devono essere esposti a umidità relativa troppo alta (che causa insorgenza di muffe) o troppo bassa (che secca eccessivamente i campioni rendendoli fragili); i vertebrati e gli insetti conservati a secco sono minacciati dai parassiti… e così via.
Alle collezioni naturalistiche si aggiungono poi quelle archeologiche, fatte di materiali simili – come osso, legno, pietra – ma anche diversi – come la ceramica e i metalli.
Per una gestione ottimale delle collezioni non basta però garantirne la conservazione: è necessario studiare, catalogare e digitalizzare il patrimonio affidato, garantirne la fruibilità e l’accessibilità da parte della comunità scientifica e del pubblico”.
Quali metodi vengono utilizzati per tenere sotto controllo i reperti ed evitare la proliferazione dei parassiti?
“Per evitare che i reperti di origine biologica vengano attaccati da insetti parassiti bisogna mettere in atto una serie di misure. Una che si sta rivelando molto efficace è il mantenimento della temperatura dei depositi attorno ai 15°. A questa temperatura, infatti, i famelici ‘pest’ (perlopiù piccole farfalle e coleotteri) non riescono a compiere il loro ciclo vitale e quindi non danno origine a uova e alle temute larve.
Dove non è possibile mantenere una temperatura così bassa la situazione va costantemente monitorata attraverso delle trappole per insetti. Ai controlli, la presenza di parassiti fa scattare le verifiche sui reperti e sul loro stato di conservazione, per individuare eventuali attacchi.
Anche le pulizie periodiche delle tassidermie esposte hanno lo stesso scopo: oltre a togliere la polvere, tutti gli animali vengono controllati alla ricerca di ospiti indesiderati.
Una volta individuato un reperto attaccato, quando è possibile si procede a rimuoverlo temporaneamente dalle gallerie espositive, per poterlo trattare inserendolo in congelatore. Diversamente, si agisce con una pulizia approfondita e con l’uso di insetticidi”.
Chiara VeronesiRelazioni istituzionali e ufficio stampa
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Maria Chiara DeflorianUfficio ricerca e collezioni museali |