Tra botanica e fisica, ecco l’“anima” della natura
La nuova visita guidata con le classi dell’Istituto musicale Pedrolli di Gardolo
La nuova visita guidata con le classi dell’Istituto musicale Pedrolli di Gardolo
12 giugno 2024
Cosa si intende per l’anima di uno strumento musicale? Qual è la differenza tra suono e rumore? E siamo proprio sicure/i che si ascolta con le orecchie?
Le studentesse e gli studenti delle 1 e 2 D della scuola musicale “Pedrolli” di Gardolo (indirizzo violoncello) hanno partecipato per primi alla nuova attività didattica collegata al progetto “ANIMA. Dentro il suono delle Alpi”. Il percorso, inedito, parte dalla storia dell’Avez del Prinzep, l’abete bianco più alto d’Europa, dal cui legno è nato un quartetto d’archi che girerà l’Europa con le sue note (link al video-racconto).
“Ciò che noi chiamiamo ‘suono’ è ciò che percepiamo della vibrazione di uno strumento. Il modo in cui avviene questa vibrazione determina le caratteristiche del suono come intensità, frequenza e timbro. Nel corso dei secoli, gli esseri umani hanno imparato a costruire degli strumenti musicali, sfruttando le proprietà di alcuni materiali di produrre suoni più o meno piacevoli all’ascolto”, introduce Robert Burli, mediatore scientifico MUSE, che ha animato la parte della visita dedicata alla fisica acustica.
Per capire come si propaga il suono, le classi hanno simulato, dandosi una leggera spallata, il processo che porta alla creazione di un’onda longitudinale. Con l’aiuto di grucce e corde hanno invece compreso la differenza tra suono e rumore e il fatto che la trasmissione del suono possa avvenire in mezzi diversi dall’aria.
Muniti di chitarra acustica, idiofono, sega musicale e una VAIA Cube hanno sperimentato infine con mano come si trasmettono e si amplificano le onde sonore e come vengono percepite dal nostro cervello.
Dalla fisica del suono alla botanica: la seconda parte della visita ha messo al centro la storia di rinascita dell’Avez del Prinzep, il gigante verde degli altipiani cimbri schiantatosi nel 2017 a causa di un forte vento, e il ruolo degli abeti bianchi nell’ecosistema del Trentino.
“Un abete bianco (l’Avez del Prinzep viveva a 1.200 metri di quota, ndr) può interagire in molti modi con la flora e la fauna che popolano il suo stesso habitat. I suoi rami e le sue cavità possono fungere da tana, rifugio, nido e da deposito di cibo per molte specie viventi -picchi neri, civette nane, scoiattoli, ghiri, ma anche insetti e funghi – trasformandosi a volte in un vero e proprio condominio”, racconta Chiara Steffanini, botanica MUSE, che ha curato la parte naturalistica dell’attività.
Da una caduta a una nuova vita attraverso la musica, la sostenibilità e l’educazione.
“Il valore aggiunto di questa visita sta nell’interdisciplinarità tra diversi ambiti e nella sperimentazione, nel toccare con mano – a partire da una storia del territorio – strumenti musicali, materiali e reperti. Spesso l’educazione musicale è associata a una visione artistica; in questo caso la componente scientifica ha impreziosito l’attività e stimolato una forte curiosità nelle ragazze e ragazzi. La fisica acustica è difficile da affrontare sui banchi di scuola, oggi l’abbiamo studiata concretamente grazie a tanti giochi ed esempi pratici”, sottolinea Desiree Calzavara, insegnante di violoncello dell’Istituto Pedrolli.
Articolo di
Tommaso GasperottiRelazioni istituzionali e ufficio stampa
|