28 ottobre 2024
Della scienza, ama l’eleganza: “un metodo semplice, potente, efficace”. Nominato al termine di una selezione alla quale hanno partecipato 26 candidati, Massimo Bernardi è il nuovo direttore del MUSE che dal 1° novembre 2024 sarà alla guida delle 7 sedi del museo delle scienze.
Già direttore dell’Ufficio ricerca e collezioni scientifiche del museo, nei 16 anni durante i quali ha lavorato al Museo Tridentino di Scienze Naturali e poi al MUSE, Bernardi si è distinto per la sua apertura al dialogo e il garbo, oltre che per la competenza professionale e la vasta cultura. Nato a Rovereto 40 anni fa, si è laureato a Padova in Scienze Naturali e successivamente ha ottenuto a Bristol il dottorato in Paleontologia.
Per conoscerlo, gli abbiamo fatto qualche domanda, giocando anche un po’ con le metafore…
Qual è stato il primo pensiero, la prima emozione quando ti hanno comunicato la nomina al vertice del MUSE?
Ho pensato a Giovanni Battista Trener, a Vittorio Marchesoni, a Gino Tomasi, a Michele Lanzinger: all’onore di succedere loro nella direzione di un museo che è un perno della cultura trentina e non solo. L’emozione? Una grandissima gioia, una enorme responsabilità.
Quale ritieni sia la capacità più importante per un manager culturale del ventunesimo secolo?
La versatilità operativa: riuscire a muoversi con competenza tra discipline, attitudini, necessità eterogenee facendo sintesi e dando concretezza alla programmazione culturale.
Qual è stato il primo museo che hai visitato? Cosa ricordi dell’esperienza fatta in quel museo?
Si tratta di un luogo culturale, più che di un museo: ho un distinto ricordo di un’esperienza d’infanzia al Colosso di san Carlo Borromeo, una statua seicentesca colossale – per l’appunto –situata sul Sacro Monte di Arona. Un monumento visitabile attraverso una scala interna che i miei genitori avevano mitizzato per tutto il viaggio di avvicinamento, prospettandomi un’esperienza indimenticabile. Avrò avuto 5 o 6 anni e per limiti di età o forse – probabilmente – di altezza, non mi fu concesso entrare: tragedia infantile. Torno spesso a quel ricordo, anche perché al museo – come in tutti i luoghi della cultura – siamo sempre più impegnati a favorire accessibilità, inclusione e sicurezza… non solo ai più piccini.
Da dove nasce la tua passione per la scienza? Dove è iniziato il tuo percorso di studi e quale è stata la materia che ti ha affascinato di più?
Della scienza amo l’eleganza: un metodo semplice, potente, efficace. Un metodo del quale ho compreso la forza seguendo le lezioni di filosofia, alle scuole superiori. Sono dunque diventato un paleontologo grazie alla filosofia. Anche per questo ho sempre trovato la metafora delle “due culture” insostenibile. In modo analogo, ovvero sospinto da motivazioni socio-politiche, ho deciso di lavorare in un museo, concependolo quale istituzione che realizza un servizio pubblico sostanziando la democrazia.
Nell’esperienza di un professionista museale ci sono punti critici da gestire e quali sono?
Le criticità sono molte, ma faccio riferimento ad una sulla quale vorrei investire nei prossimi anni: la formazione. Il personale che opera nei musei ha, necessariamente, competenze diverse, esito di percorsi accademici e professionali eterogenei. Un museo, tuttavia, necessita di competenze specifiche e unitarie per tutto lo staff, di una formazione costante, spesso non disponibile al di fuori del contesto museale. Va dunque garantito un percorso di accompagnamento alla professione che può essere pensato in modo sistemico, ovvero sovraistituzionale.
Definisci la tua idea di museo in 2 parole: Utile e divertente.
Ti propongo un gioco: se dovessi associare il MUSE ad una pianta, quale sceglieresti? Un larice: resistente e cangiante.
Una musica? Un funky, non sincopato ma di certo molto ritmato.
Una emozione? Orgoglio: per chi lo frequenta, per chi lo amministra, per chi ci lavora, per chi collabora con noi.
Un colore? Arancione, il colore degli arredi del MUSE!
Che musicisti non mancano mai nella tua playlist? James Taylor, Norah Jones, Keith Jarrett, Aretha Franklin e molti altri.
Qual è il viaggio che sogni di fare? In Antartide!
Qual è la tua gita domenicale ideale? Una camminata in montagna, risalendo fino a superare il limite del bosco per osservare il mondo dall’alto.
Qual è il tuo dinosauro preferito? Confesso un segreto: i dinosauri non mi sono mai piaciuti molto! Preferisco di gran lunga i mammiferi, i crostacei e i nudibranchi.
Articolo di
Antonia CaolaResponsabile relazioni istituzionali e ufficio stampa |