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Il MUSE del futuro. Uno sguardo al 2025 e oltre

Comunicato stampa

Massimo Bernardi, direttore MUSE

Un nuovo direttore, un nuovo CdA, un nuovo Comitato scientifico, grandi mostre e inedite collaborazioni: il 2024 del MUSE si è chiuso con tanti cambiamenti e novità, dando il via a un nuovo ciclo per il museo. Superato il traguardo delle 550 mila presenze della rete MUSE nel 2024, il nuovo direttore Massimo Bernardi traccia la rotta per il 2025. Tra i grandi temi: la mostra “Food Sound” (dal 22 febbraio), inedito percorso che esplora il legame tra suono, neuroscienze e scelte alimentari, le iniziative per l’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai (al via il 21 marzo) e il progetto internazionale in Tanzania (ULS). La rete delle sedi MUSE sarà inoltre tra i protagonisti dell’Anno dei musei dell’Euregio 2025.

I 5 pilastri della nuova direzione

Un museo fondato su ricerca e innovazione

Nell’immaginare un museo sempre più vocato alla ricerca e all’innovazione il direttore Massimo Bernardi vede un “museo laboratorio”: laboratorio di nuova conoscenza, di nuove pratiche, di nuova museologia. Un museo officina per inventare nuovi linguaggi, nuovi format, nuovi approcci alla comunicazione, alla valorizzazione del sapere.

Un museo nel quale l’impegno storico per la ricerca naturalistica e archeologica, in primis orientata al contesto montano, viene preservato e potenziato. Un fare di questo museo che lo renda paragonabile ai grandi musei, che nei dipartimenti di ricerca trovano senso e ispirazione per l’agire dell’intera istituzione. Bernardi si propone inoltre di estendere l’impegno nella ricerca del museo anche verso nuovi ambiti, come quelli pedagogico, della comunicazione e della museografia immaginando un museo sospinto in ogni ambito e settore, dalla ricerca di nuovi metodi e linguaggi espressivi.

Da museo diffuso a museo esteso

Il MUSE ambisce a poter essere, contemporaneamente, un museo di rilevanza nazionale, un museo che guarda al contesto internazionale e – allo stesso tempo – un museo trentino per il Trentino, una rete di sedi ad alta rilevanza locale, civico-cittadina, un museo di e per Trento, Ledro e Predazzo e poi per Arco, per il Bondone, e anche per Mang’ula, in Tanzania.

L’intenzione del direttore è di passare da museo diffuso a museo estesoovvero da “rete di sedi” a “sistema culturale integrato e coerente”. Un museo, dunque, che va oltre le sue sedi fisiche per divenire cardine e pivot di un sistema di sviluppo locale che metta in valore i territori, a partire dal patrimonio che conosciamo meglio, quello naturalistico, bio-culturale.

Un museo che si rilegge ai sensi dell’Antropocene

Come laboratorio e casa del dibattito suII’Antropocene – ovvero del confronto partecipato sulla grande trasformazione eco-sociale in corso – Bernardi immagina un museo che si proponga sempre più quale “strumento di interpretazione, rielaborazione e partecipazione” delle complesse dinamiche ecosistemiche delle quali siamo parte. In questo modo il direttore intende proporre che il MUSE si offra quale “spazio di coesione sociale”, in una società ampiamente disgregata dallo spaesamento e dalle ingiustizie antropoceniche.

In questo senso, aggiunge, un museo del e neII’Antropocene deve essere necessariamente accessibile e inclusivo, due concetti fondamentali per l’esistenza stessa dell’istituto museo in senso moderno, integrati nella definizione ICOM di museo votata nel 2022. Una strada sulla quale il MUSE ha fatto molto negli ultimi anni, marcando una strada chiara, già oggetto di riconoscimento da parte di enti certificatori, finanziatori e degli stessi frequentatori che il direttore intende proseguire.

Un museo internazionale

Il piano primario di collaborazione inter-enti è certamente quello provinciale e nazionale, tuttavia l’orizzonte di riferimento metodologico-qualitativo, e in taluni casi anche operativo è quello internazionale.

Le linee d’indirizzo della nuova direzione prevedono di lavorare affinché il MUSE sia pienamente immerso nel dibattito museale internazionale. Se la ricerca scientifica è rivolta in modo connaturato a un contesto più che locale, una seconda accezione di internazionalizzazione sottolineata dal direttore fa riferimento esplicito all’offerta per i pubblici del museo. Bernardi fa riferimento alla vasta rete di relazioni internazionali già in essere e quelle che sono in attivazione come riferimento metodologico ambizioso per un MUSE sempre più contemporaneo ma allo stesso tempo come sistema di scambio di progetti educativi e mostre che facciano del MUSE una “finestra sul mondo”, dove incontrare punti di vista diversi sui temi di cui tradizionalmente si occupa il museo.

Un museo delle persone

Ogni giorno, in tutte le sue sedi lo staff MUSE incontra studentesse e studenti, si confronta con ricercatrici e ricercatori, progetta installazioni ed eventi. Bernardi sottolinea come il senso di questa operatività quotidiana non vada perso di vista: il museo esiste per garantire un servizio pubblico che, afferma, ogni giorno sostanzia la democrazia in quanto luogo utile alla societàUn servizio che, sottolinea il direttore, è possibile offrire grazie alle persone che operano in museo, delle quali sottolinea il valore, la dedizione e le eccezionali competenze.

Per leggere il comunicato completo scrivi a media@muse.it oppure compila il form

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