Vai al contenuto

Dai banchi di scuola al museo.

L’esperienza di un’insegnante di matematica e fisica al MUSE

Mostra Quanto 1

11 luglio 2024

Sara Bonetti è un’insegnante di matematica e fisica di liceo linguistico che un anno fa ha trasferito la sua sede di lavoro dalle classi scolastiche agli uffici del MUSE.

Sara si è infatti resa disponibile per un progetto di “utilizzo” al museo, opportunità offerta dalla Provincia autonoma di Trento a docenti come lei, che hanno così l’occasione di collaborare alla creazione di progetti educativi.

L’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua esperienza.

Di cosa tratta il progetto che ti ha vista impegnata al MUSE?

Due anni fa a scuola abbiamo avviato un progetto nell’ambito dell’intercultura e dell’accessibilità partendo da una guida del MUSE in linguaggio Easy-to-read, che era stata realizzata dal museo in collaborazione con ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale). La guida ha raccolto più consensi di quanto atteso; perciò, abbiamo pensato di renderla anche interculturale e tradurla in più lingue.

Chi sono le studentesse e gli studenti coinvolti in questo progetto di traduzione? E di quali lingue parliamo?

Il primo anno tutte le traduzioni sono state fatte da ragazze e ragazzi del liceo linguistico Sophie M. Scholl di Trento in alternanza scuola-lavoro, mentre quest’anno hanno aderito anche studentesse e studenti del liceo Da Vinci di Trento e la scuola primaria di Tione di Trento con un gruppo interclasse guidato da un tutor di mediazione linguistica.

Oltre a quella in italiano, sono attualmente disponibili le guide Easy-to-read in tedesco, inglese, francese, spagnolo e russo; in lavorazione ci sono rumeno, ucraino, albanese, cinese e arabo, mentre il prossimo anno abbiamo intenzione di dedicarci alle minoranze linguistiche del territorio, per cui stiamo prendendo contatti con gli istituti cimbro, mocheno e ladino. Una novità di quest’anno è anche la versione audio di alcune di queste guide, in particolare quella italiana, quella inglese, quella tedesca e quella araba.

Cosa ti lascia questa esperienza e qual è il ruolo dell’insegnante in un progetto di questo tipo?

Provengo da un contesto di educazione formale e mettere il naso in quella informale ha arricchito la mia esperienza. In particolare, questo progetto mi ha coinvolto perché ho visto le ragazze e i ragazzi entusiasti, poiché hanno capito quanto le lingue possano essere importanti per avvicinare le persone, e questo è molto gratificante per un’insegnante.

C’è poi stata la coincidenza fortunata della mostra di fisica quantistica (n.d.r. Quanto. La rivoluzione in un salto, conclusasi da poco), in cui ho collaborato alla parte educativa di scrittura della visita guidata e dei laboratori collegati, e ho potuto dare un feedback dal punto di vista di insegnante.

È appena terminato l’anno scolastico; a settembre tornerai tra i banchi di scuola?

È già stata presentata la richiesta perché possa restare al MUSE per il secondo anno; mi sto documentando per creare nuovi progetti a tema Science Capital, un particolare approccio che permette di partire dalle ragazze e dai ragazzi e dalle loro aspirazioni e passioni per costruire un percorso scientifico all’interno del programma scolastico e coinvolgerli maggiormente. Inoltre, ho iniziato a collaborare con una dottoranda per un progetto che porterà, speriamo, a un laboratorio sull’intelligenza artificiale. È un ambito su cui non sono esperta, ma è una sfida stimolante che mi sarà sicuramente utile in futuro a scuola.

  • Scopri le guide Easy to Read del MUSE
  • Rivivi la mostra Quanto. La rivoluzione in un salto

Articolo di

Arianna Villambrosa
Servizio civile
Relazioni istituzionali e ufficio stampa