Antropocene, arte e scienza
Giacomo Segantin e Annamaria Ajmone si raccontano
Giacomo Segantin e Annamaria Ajmone si raccontano
16 gennaio 2025
Il termine Antropocene è stato coniato nel 2000 dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul J. Crutzen per indicare l’epoca geologica attuale in cui l’ambiente terrestre nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala globale e locale dagli effetti dell’azione umana. Rileggere la storia umana e la storia del pianeta alla luce dell’Antropocene ci spinge a riconsiderare i valori sociali, politici e disciplinari su cui si è basata la vita umana di una parte considerevole di mondo fino a oggi.
Ampliando i suoi percorsi di ricerca, a partire dalla sostenibilità, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento accoglie la definizione di Antropocene e la sua dimensione plurale per ripensarsi come spazio pubblico attivo di discussione e indagine nel tentativo di ridefinire forme di coesistenza interspecie e nuove alleanze.
Ricorrendo alle arti visive e performative, al design, ai saperi indigeni, alla filosofia, alla letteratura, alla sociologia, all’economia e all’ecologia, il museo si apre a visioni e contaminazioni attraverso un approccio sperimentale e cerca di ridefinire il suo ruolo alla luce delle urgenze dell’Antropocene, offrendo letture molteplici sul presente e contribuendo alla costruzione di immaginari futuri e possibili.
Il MUSE ha dunque ideato un programma intersettoriale e multiforme per elaborare inediti percorsi di interpretazione sulla trasformazione eco-culturale attraverso la ricerca scientifica e le pratiche artistiche, riformulando il rapporto tra umanità e natura in senso ecosistemico, anche supportando le istanze attiviste.
Due iniziative inserite in questo programma sono Collezione Antropocene e Teatro Antropocene.
Il Programma Antropocene del MUSE è sostenuto da Lavazza Group (Sustainability Partner) e Levico Acque (Special Sponsor), con il supporto di IBSA Foundation per la ricerca scientifica.
La collaborazione tra MUSE e IBSA Foundation, già attiva dal 2018, prevede una piena affinità di intenti e valori, a partire dalla divulgazione scientifica e dall’impegno educativo, specialmente rivolto alle nuove generazioni, non interrotta nemmeno durante il periodo pandemico. I progetti su cui si è concretizzata hanno riguardato specialmente il rapporto tra Arte e Scienza con l’appuntamento speciale “La scienza a regola d’arte” del 17 maggio 2022 con il dialogo tra Massimo Bernardi (ora Direttore del MUSE) e l’artista Stefano Cagol presso il LAC di Lugano, con il progetto speciale “We are the flood” nelle sue varie declinazioni e sperimentazioni creative e il programma Antropocene, attualmente all’attivo presso il museo.
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In “Collezione Antropocene” il linguaggio dell’arte è la chiave di lettura usata per fare una sintesi, anche emotiva, della complessità dell’epoca geologica in cui viviamo. Il nucleo delle opere esposte è stato acquisito grazie ai bandi PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea e Italian Council IX e sono state selezionate e sviluppate attraverso il progetto “We are the flood” – una piattaforma sperimentale di espressione e capacity buiding per artiste/i e creative/i impegnate/i in istanze di trasformazione ecologica, ideata e curata dall’artista Stefano Cagol.
Un rappresentante di Collezione Antropocene è Giacomo Segantin con la sua opera “Looking through the clouds” (2021).
L’opera si sviluppa a un ritmo scandito da frammenti di video recuperati dal web in cui protagonista è un flusso fumogeno che scorre e si espande. Il collage include catastrofi ambientali, esibizioni di YouTuber, manifestazioni sociali e ricalca la tendenza dei media a rincorrere la notizia più sconvolgente e l’evento drammatico più spettacolare. Ne riprende la velocità nel susseguirsi delle immagini, che non permette di cogliere il rapporto fra dato visivo e informazione, di discernere la provenienza di quanto vediamo, la messa in scena o meno. L’offuscamento della visibilità dovuta al fumo diviene così metafora della difficoltà di comprendere la complessità degli eventi in cui siamo immersi.
In “Teatro Antropocene”, con la direzione artistica di Andrea Brunello (Arditodesìo), il Museo si trasforma in un palcoscenico inedito. Tre spettacoli rappresentano le tematiche urgenti della contemporaneità e indagano il rapporto tra natura e umanità attraverso letture, teatro e danza.
Un rappresentante di Teatro Antropocene è Annamaria Ajmone con la sua opera “La notte è il mio giorno preferito” (2024).
L’animale e il vegetale, l’organico e l’inorganico si fondono nello spazio oscuro della foresta notturna; frane e richiami irrompono spezzandone la quiete. Segnali e strumenti percettivi misteriosi, ispirati a diverse specie, ne costituiscono il tessuto connettivo. Una foresta né vergine né idealizzata, ma tecnonaturale, che include e trasforma i segni lasciati dai propri abitanti.
Abbiamo messo in contatto Giacomo Segantin con Annamaria Ajmone e ne è nato questo confronto a tema Antropocene.
Niccolò ContrinoUfficio organizzazione risorse umane e servizi diversi di gestione, MUSE
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