Un tuffo nelle pozze d’alpeggio
La biodiversità negli ambienti umidi d’alta quota
La biodiversità negli ambienti umidi d’alta quota
27 agosto 2024
Scafandro impermeabile, retino e sonda multiparametrica. Immersa in pozze d’acqua in cui nessuno farebbe mai il bagno, sotto lo sguardo attonito delle mucche e quello attento delle marmotte, Sonia Endrizzi è la ricercatrice MUSE (Ambito Biologia della Conservazione) che da diversi anni studia gli ambienti umidi trentini e i loro abitanti. Da qualche mese a questa parte, il suo sguardo si è soffermato su una tipologia di habitat tipica dei contesti alpini: le pozze d’alpeggio. Le sue parole ci rivelano un microcosmo ricco di storia e curiose forme di vita.
Continua…
Dimensioni contenute, profondità limitata, forma pressoché circolare…le pozze che incontriamo nei pascoli hanno un aspetto molto simile tra loro. Come mai?
Beh, perché dietro a ogni pozza (o quasi) c’è la mano dell’uomo. Per secoli, generazioni di malgari si sono preoccupati di garantire al loro bestiame l’acqua necessaria, favorendo l’accumulo delle acque meteoriche in depressioni naturali opportunamente impermeabilizzate.
Pecore, capre e mucche non sono state però le uniche a beneficiare di questo intervento, giusto?
Esattamente. Avendo un aspetto molto simile a una piccola zona umida, le pozze offrono un ambiente di vita ideale anche per tante altre specie selvatiche, che qui possono riprodursi o trovare un sito di sosta. Le pozze svolgono quindi anche un importante funzione di “corridoio ecologico”, facilitando la dispersione degli animali nel paesaggio.
Da qui il motivo della ricerca…
Sì, il nostro principale obiettivo è quello di approfondire le conoscenze sul ruolo ecologico delle pozze in relazione alle diverse tecniche di costruzione e gestione applicate. L’indagine ha interessato 46 pozze, distribuite tra i pascoli della Lessinia, del Monte Baldo, del Monte Bondone e della Riserva Naturale della Scanuppia (sulla Vigolana), comprendendo gran parte delle tipologie di pozza presenti. I dati raccolti sono numerosi e riguardano le specie di anfibi e rettili e i principali gruppi di invertebrati presenti, la composizione vegetazionale, ma anche le dimensioni, la profondità, le caratteristiche del substrato e i parametri chimico-fisici dell’acqua.
Qualche ritrovamento interessante?
Abbiamo aggiornato il quadro distributivo degli anfibi che utilizzano questi ambienti per riprodursi, confermando una diffusa presenza di rospo comune, rana temporaria e tritone alpino, ma anche di specie protette come la rana agile e l’ululone dal ventre giallo. In un caso, particolare, sono state rinvenute anche le larve di salamandra pezzata. Tra i rettili, l’incontro più comune era quello con la biscia dal collare, che utilizza questi ambienti per la caccia. Diversificata anche la comunità degli invertebrati con anellidi, ditteri, coleotteri acquatici, emitteri e tante libellule (imperatore comune, dragone verdeazzurro, libellula depressa, frecciazzura celeste, solo per citarne alcune). Attendiamo ora i risultati delle analisi di laboratorio per completare il quadro della biodiversità presente e valutare l’influenza esercitata dalle diverse caratteristiche delle pozze.
Da quel che racconti, le pozze sono dei veri scrigni di vita… quali sono le principali minacce alla loro conservazione?
L’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali è senz’altro centrale, dal momento che la mancata frequentazione del bestiame e l’assenza di manutenzione da parte dell’uomo porta ad un progressivo interramento e alla scomparsa di questi ambienti. Proprio per far fronte a questo problema, il Servizio Foreste e il Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia autonoma di Trento sono impegnati da diversi anni nel recupero e realizzazione di pozze. Un’azione importante tanto per la zootecnia di montagna quanto per la biodiversità.
Sonia EndrizziZoologa MUSE |
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Chiara FedrigottiZoologa MUSE |