Cervi, faine, volpi ed esseri umani
Le specie più fototrappolate nelle foreste del Trentino orientale
Le specie più fototrappolate nelle foreste del Trentino orientale
27 novembre 2024
60 fototrappole, attivate ogni autunno in un’area di circa 250 km² dal gruppo di ricerca del MUSE e dal Settore ricerca e monitoraggio del Parco Naturale di Paneveggio-Pale di S. Martino, raccolgono dati sulla presenza, le abitudini e il comportamento di un’ampia gamma di specie animali.
Dalla guizzante faina al maestoso cervo, diverse specie vengono immortalate mentre si cibano, si spostano, si corteggiano, minimizzando al contempo le possibilità di incontrare gli umani la cui presenza può essere percepita dagli animali selvatici come un potenziale rischio per la sopravvivenza anche durante lo svolgimento di attività in apparenza innocue come l’escursionismo, la mountain bike o la corsa in montagna. In queste circostanze, l’essere umano viene infatti definito dagli ecologi come una specie “super-predatrice”, in quanto capace di generare risposte di evitamento e fuga negli altri animali, predatore inclusi.
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Gli esseri umani sono stati di gran lunga i soggetti più fotografati dalle fototrappole museali, con un tasso di passaggio dalle 10 alle 100 volte maggiore rispetto alle specie selvatiche.
Le risposte della fauna a questa massiccia presenza sono diverse a seconda delle dimensioni della specie considerata: gli animali di grandi dimensioni, infatti, come cervo, capriolo, orso, cinghiale, che hanno poche possibilità di nascondersi o di rifugiarsi in tane, rivelano comportamenti più diurni, ma soltanto nei luoghi meno disturbati e più distanti dai centri abitati, evitando in generale le zone di passaggio più intenso.
Le specie più piccole e opportuniste, invece, come volpe, lepre e faina si sono rivelate mediamente più notturne a prescindere dal disturbo umano, risultando in alcuni casi, (es. volpe e lepre), persino positivamente correlate alla presenza umana.
Grazie alle analisi svolte su oltre 350.000 immagini di fototrappole provenienti da quattro aree protette italiane (tra cui il Parco di Paneveggio), un recente studio a cura del MUSE e Università di Firenze ha approfondito come si svolgano le interazioni tra specie selvatiche e umani.
Articolo di
Giulia BombieriUfficio Ricerca e collezioni museali |
Marco SalvatoriUfficio Ricerca e collezioni museali |