Conservare il futuro
Intervista a Luigi Boitani
Intervista a Luigi Boitani
18 febbraio 2025
Mercoledì 12 febbraio, in occasione del Darwin day, si è tenuta la prima serata dei Talk biodiversi. Dialoghi sulla natura, un ciclo di incontri per parlare di biodiversità e del rapporto che la nostra specie ha con il resto della natura. Per l’occasione, un ospite d’onore, il Prof. Luigi Boitani, ci ha permesso di fare luce su alcuni concetti fondamentali, discussi e portati alla lettura del grande pubblico, ma spesso non ben compresi o addirittura fraintesi.
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Chi non ha mai sentito usare la parola biodiversità? Abbiamo chiesto al Prof. Boitani di raccontarci qualcosa a riguardo.
Questa parola nasce nei primi anni ’80 negli Stati Uniti, ma viene resa famosa dal noto conservazionista E.O. Wilson che ci dedica un intero libro. La biodiversità è l’insieme di tutta la diversità degli organismi viventi, a partire da quella genetica, che dona unicità ad ogni singolo individuo, a quella delle specie, fino ad arrivare a quella ecosistemica che prende in considerazione i grandi sistemi naturali.
Ma come si preserva la biodiversità?
Ecco che entrano in gioco altre due tematiche fondamentali: quella della conservazione e quella della biologia della conservazione.
La conservazione è un’azione umana, una decisione che viene presa nei confronti della natura, che si tratti di una specie o di un ecosistema. “Fare conservazione equivale a fare politica”, sottolinea Boitani, e implica l’intraprendere delle azioni per far sì che, ad esempio, un’area diventi un Parco Naturale piuttosto che una specie diventi protetta.
Ben diverso è fare biologia della conservazione: un insieme di discipline, biologiche e umanistiche, che credono fortemente nel valore intrinseco e nella ricchezza della biodiversità e lavorano coordinate per tutelare tanto l’essere umano quanto il resto della natura.
Semplice? Non proprio. Considerando che, a oggi, le specie conosciute sono solo una piccola parte di tutte quelle potenzialmente esistenti e che molte di queste sono piccole e difficili da individuare e studiare, l’unica strategia potenzialmente vincente è quella di istituire aree protette. Uno strumento importantissimo e fondamentale ma non facile da usare e sul quale non ci si può adagiare, soprattutto quando appena fuori dall’area in questione ci sono ambienti non protetti che potrebbero avere, nel tempo, influenze negative su tutto ciò che si sta cercando di tutelare.
Quanto influisce l’etica delle persone sul successo o meno dei progetti di conservazione?
“L’etica è tutto; ciò che ci piace o non ci piace può dettare legge nelle scelte conservazionistiche, molto più di ciò che realmente risulta utile o meno al mantenimento degli ecosistemi”.
Riflessione provocatoria ma realistica quella del Prof. Boitani, ma che rispecchia parte delle decisioni che vengono prese, come si diceva in principio, dalla politica.
Il valore etico che le persone attribuiscono alla natura è alla base dei futuri progetti di conservazione e il problema si accresce dal momento in cui si sta perdendo sempre di più il contatto con il selvatico e l’empatia nei confronti di esso. “La natura è sempre più spesso relegata nel geranio che abbiamo sul davanzale” e questo fa calare la spinta per fare conservazione.
È qui che entra in gioco il ruolo fondamentale dei musei come contenitore di informazioni legate sia alle collezioni che alle ricerche messe in atto, che possono andare a supporto delle scelte conservazionistiche, creando una zona di contatto tra conoscenza e decisione politica. Non da meno, il tema della partecipazione e dell’educazione per sensibilizzare e avvicinare le persone a temi attuali come quelli legati alla sostenibilità e, quindi, alla vivibilità di un pianeta oggi e per le generazioni future.
Guarda l’intervista completa al Prof. Luigi Boitani e al Direttore del Muse Massimo Bernardi
Elisabetta FilosiUfficio programmi per il pubblico, MUSE
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