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COP16 di Riyadh: i musei come ponti di consapevolezza nella lotta alla desertificazione 

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30 dicembre 2024

Quando si parla di COP, il pensiero corre subito alle conferenze dedicate al clima. Tuttavia, esistono altre due COP altrettanto cruciali, quelle dedicate alla biodiversità e alla lotta contro la desertificazione. La COP16 delle Nazioni Unite, tenutasi a Riyadh dal 2 al 14 dicembre, ha affrontato proprio quest’ultima emergenza globale che interessa oltre il 40% delle terre emerse e un terzo della popolazione mondiale. Alla conferenza si respirava un clima di urgenza, accompagnato da un impegno globale tangibile.

Tra i risultati principali emersi, è stato adottato un piano d’azione congiunto per il ripristino dei terreni degradati entro il 2030, con finanziamenti dedicati ai paesi più colpiti. Inoltre, si è sottolineata l’importanza della cooperazione tra governi, settore privato e società civile.

Sul tema della siccità, si sperava di ottenere qualcosa di più vincolante a livello di protocollo internazionale, ma la decisione è stata rimandata alla COP17 prevista in Mongolia nel 2026. Tuttavia, questa COP ha mostrato quante azioni già ora si possono intraprendere, coinvolgendo le comunità locali e lavorando su temi chiave come la riforma dei regimi fondiari dei suoli.

Continua…

La nostra partecipazione come MUSE si è concentrata sul ruolo delle istituzioni culturali, come i musei, nella sensibilizzazione e nell’educazione sui temi ambientali, e più in generale, in quella che viene definita environmental stewardship. Durante la sessione intitolata “Strategie dei musei di fronte alla desertificazione, al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità“, abbiamo avuto l’opportunità di presentare come i musei possano agire da catalizzatori di consapevolezza, connettendo scienza, cultura e comunità.

L’idea emersa è che per affrontare sfide globali come la desertificazione, è necessario un approccio olistico che integri tecnologia, cultura ed etica. È stato anche proposto un “Manifesto per i musei sostenibili“, un documento guida che incoraggia le istituzioni culturali ad adottare pratiche più rispettose dell’ambiente e a promuovere un dialogo costante con le comunità.

Riyadh, con il suo paesaggio desertico, le sue potenzialità e le sue contraddizioni, è stata un palcoscenico emblematico per affrontare questi temi. Tornando al MUSE, mi porto a casa non solo spunti di riflessione, ma anche la consapevolezza del potenziale trasformativo dei musei nel sensibilizzare e unire le persone attorno alla sfida comune non tanto di preservare ma di “rigenerare” il nostro pianeta.

Il cammino è lungo, ma è chiaro che la cultura può essere il filo conduttore di un futuro più sostenibile.

Articolo di

David Tombolato
Ufficio programmi per il pubblico, MUSE
Mediazione culturale

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