In volo su Bocca di Caset e Passo del Brocon
Lo spettacolo di migliaia di ali nei cieli trentini
Lo spettacolo di migliaia di ali nei cieli trentini
8 novembre 2024
La chiusura della stagione di inanellamento 2024 a Bocca di Caset coincide con una triste notizia: Alessandro Micheli, ornitologo e primo volontario dell’allora sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE, ci ha lasciato improvvisamente. Impegnato nei monitoraggi scientifici dell’avifauna già agli inizi degli anni ‘90, fu tra i primi a riscoprire il valore ecologico del valico di Bocca di Caset, in Val di Ledro. Con questo articolo vogliamo ricordare il suo profondo impegno per la tutela della biodiversità e dell’ambiente montano che tanto amava. Da parte di tutta la famiglia MUSE un saluto affettuoso e un grande grazie: “Caro Alessandro, in quel cielo, che a lungo hai scrutato, da oggi incroceremo sempre il tuo ricordo”.
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Ogni ora, un giro di controllo. Anche nel pieno della notte. Anche sotto zero. Tra le reti di Bocca di Caset e di Passo del Brocon soffia vento d’autunno. Ma anche di una passione lunga più di trent’anni.
Con la fine di ottobre, presso le stazioni ornitologiche gestite dal MUSE in Valle di Ledro e nel Tesino, si è conclusa la stagione di monitoraggio della migrazione post-riproduttiva degli uccelli.
Dopo l’annata record del 2023 (che nei due valichi aveva permesso di inanellare quasi 26.000 uccelli), le catture del 2024 si sono arrestate a poco più di 8.000, dimostrando ancora una volta l’imprevedibilità e la complessità del fenomeno migratorio.
Tra correnti, nuvole e auspici, ogni anno ricercatrici e ricercatori, assieme a volontarie e volontari e appassionati birdwatchers da tutt’Europa, raccolgono migliaia di dati su queste migrazioni, viaggi spesso incredibili che raccontano molto di come stanno cambiando gli equilibri del pianeta.
Tanti sono i fattori che possono contribuire a queste oscillazioni: il meteo, l’assenza di specie irruttive, ovvero quelle che compiono migrazioni irregolari (anche in gran numero), il vento, l’andamento della stagione riproduttiva, un effettivo calo numerico nelle popolazioni. Le possibili interazioni complicano ulteriormente ogni previsione. Ma anche in questo sta il fascino della migrazione, che mai smette di suscitare nuove domande e curiosità.
Per la stazione di Bocca Caset, i numeri 2024 parlano di circa 6.500 esemplari catturati, inanellati e rilasciati in 79 giornate di attività. 73 le specie transitate dal valico. Tra i migratori che nidificano in Europa centro-settentrionale e svernano principalmente in Europa meridionale e nell’area mediterranea, si contano 1.729 fringuelli, 871 pettirossi, 647 lucherini, 486 cince more e 411 regoli; tra le specie transahariane la protagonista è stata invece la balia nera con 756 esemplari inanellati.
“La stagione è stata sicuramente condizionata dal meteo piovoso e nebbioso, in particolare tra settembre e ottobre, che ha limitato le catture sia di migratori diurni (come fringuelli e lucherini) che di migratori notturni (come pettirossi e balie nere). Le Alpi – spiega Paolo Pedrini, coordinatore Ambito di ricerca Biologia della Conservazione al MUSE e responsabile della stazione insieme ad Alessandro Franzoi – sono una tappa fondamentale del tragitto di molti uccelli migratori, rappresentando uno dei primi ostacoli che li separa dalla meta. Il loro attraversamento si basa sull’adozione di specifiche strategie migratorie, la cui comprensione costituisce un tassello fondamentale per garantire la conservazione di quella componente di biodiversità che transita attraverso le nostre montagne”.
Anche l’altra stazione di inanellamento scientifico gestita dal MUSE, quella di Passo del Brocon, tra Valsugana e Vanoi, ha registrato numeri inferiori rispetto alla media. La stagione 2024, che tra le reti del Brocon va da inizio settembre a fine ottobre, parla di 3.811 uccelli inanellati, appartenenti a 62 specie.
“La stagione è stata caratterizzata da un maltempo diffuso che non ha permesso di tenere l’impianto aperto in continuità. Quando non pioveva e le reti potevano essere aperte, la nebbia continuava a impedire la cattura degli uccelli che transitavano in alto oltre la nebbia stessa – spiega Francesca Rossi, ornitologa MUSE e coordinatrice della stazione insieme a Stefano Noselli – Le specie più numerose sono state il pettirosso (1.954), seguita dal fringuello (472) e dal regolo (356); da segnalare anche la cattura di un esemplare di corvo imperiale, primo assoluto per la nostra stazione”.
Le due stazioni trentine fanno parte del Progetto Alpi, iniziativa ideata e coordinata dal MUSE con il Centro Nazionale di Inanellamento di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che oggi riunisce 12 stazioni distribuite in tutto l’arco alpino e centinaia di collaboratrici e collaboratori fra ornitologi, inanellatori e birdwatchers.
Chi volesse seguire l’attività di ricerca delle due stazioni può seguire le rispettive pagine Facebook:
Articolo di
Tommaso GasperottiRelazioni istituzionali e ufficio stampa
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Chiara FedrigottiZoologa MUSE
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