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Picchi neri e tempesta Vaia: negli alberi “bostricati” le cavità nido

nido picchio nero_murato

21 gennaio 2025

Un recente studio di MUSE, Università degli Studi di Milano e Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino, pubblicato su Animal Conservation, mette in luce il “rischioso” legame tra picchi neri e alberi bostricati. Il 60% della popolazione di picchio nero nidificante nel Parco ha infatti “approfittato” dell’epidemia di bostrico per costruire nuovi nidi sulle piante parassitate e, quindi, a rischio taglio. Una potenziale trappola ecologica che mette in pericolo la conservazione di questa specie e di altre che – come il picchio muratore, le cince, la civetta capogrosso, ma anche micromammiferi (pipistrelli, ghiri e scoiattoli) e insetti sociali come le api – sfruttano queste cavità come rifugio.

Ne abbiamo parlato con Chiara Bettega, ricercatrice MUSE e prima autrice dell’articolo assieme a Luigi Marchesi.

Continua…

1- Picchio nero (L. Marchesi)

2- Picchio tridattilo (C. Bettega)

3- Nido picchio nero bostrico (C. Bettega)

4- Nido picchio nero bostrico (L. Marchesi)

5- Costruzione nido

6- Civetta capogrosso (C. Bettega)

7- Marcatura con P (C. Bettega)

8- Picchio nero (Archivio MUSE - Museo delle scienze)

Cosa avete scoperto con le vostre ricerche?

Innanzitutto, è importante sottolineare che ciò che abbiamo osservato ora è possibile perché disponiamo di una serie di dati piuttosto lunga, iniziata grazie ad un progetto di conservazione avviato nel 2007 dal MUSE e dal Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento per identificare alberi con nidi di picchio – in particolare picchio nero – e marcarli con una “P” rossa in modo da preservarli dal taglio. Questo primo progetto ha portato a marcare 2500 alberi in tutto il territorio provinciale, di cui circa 170 nel Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino.

La tempesta Vaia ha portato alla distruzione del 50% degli alberi marcati nel Parco. Abbiamo quindi osservato che il picchio nero ha però “approfittato” dell’epidemia di bostrico, costruendo nuovi nidi su piante parassitate. A maggio 2024 ben il 60% della popolazione riproduttrice è risultato nidificare su alberi bostricati.

Questa è contemporaneamente una buona e una cattiva notizia, perché se da un lato il picchio nero sta reagendo positivamente alla perdita di siti di nidificazione conseguente a Vaia, dall’altro il ricorso a tagli rasi per arginare l’epidemia di bostrico sta progressivamente rimuovendo i nuovi siti riproduttivi della specie.

In che azioni consiste il monitoraggio?

Il monitoraggio è iniziato nel 2022, come parte di un nuovo progetto pluriennale nato dalla collaborazione tra il MUSE, il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino e l’Università degli Studi di Milano, volto a comprendere gli effetti che la tempesta Vaia e l’epidemia di bostrico hanno sulla comunità di uccelli. Ciò è importante per indirizzare le nuove modalità di gestione delle aree interessate, favorendo contemporaneamente la ripresa delle foreste anche in termini produttivi e paesaggistici e il mantenimento di elevati livelli di biodiversità. All’interno di questo progetto, una parte è stata riservata appunto ai Picidi, in quanto importanti ingegneri ecosistemici.

Sono state quindi individuate, all’interno del Parco, nove aree forestali campione in cui sono presenti sia porzioni che sono state interessate dalla tempesta Vaia, sia porzioni di bosco ancora integro (che in molti casi, dal 2022 ad oggi, è stato progressivamente intaccato dal parassita). In queste aree, oltre a censire ogni anno le specie di uccelli nidificanti presenti, è stato condotto un monitoraggio ad hoc sui Picidi, volto ad individuare e marcare nuove piante con cavità. Questa attività ci ha così permesso di rilevare la recente tendenza del picchio nero a nidificare sulle piante bostricate.

Perché sono così importanti queste cavità?

Le cavità scavate dai picchi sono elementi fondamentali nell’ecosistema forestale, sia perché durano nel tempo, sia perché sono multifunzionali. Infatti, una cavità è innanzitutto il sito di nidificazione per il picchio che l’ha creata ma, a riproduzione terminata, può diventare riparo notturno e rifugio invernale sia per il picchio stesso che per molte altre specie animali: da altri uccelli, a chirotteri e micromammiferi, fino a insetti sociali come le api. Alla stagione riproduttiva successiva può poi tornare ad essere il nido di un picchio, o utilizzato per la riproduzione da mammiferi e da altri uccelli, come la civetta nana, la civetta capogrosso, le cince o il picchio muratore, che con il fango restringe l’entrata della cavità, in modo da impedire l’accesso a possibili predatori. Quando poi non funzionano più come luogo per nidificare o riposare, possono diventare importanti serbatoi d’acqua.

Il ruolo delle cavità scavate dai picchi è ancora più importante nelle foreste alpine dominate dalle conifere, che normalmente non dispongono di cavità naturali derivanti dalla decomposizione del legno.

Quali sono i progetti futuri per tutelare il picchio nero ed evitare che gli alberi bostricati si trasformino in una trappola ecologica per questa specie?

Grazie alla collaborazione con l’Agenzia provinciale delle foreste demaniali abbiamo avviato una fase di sperimentazione nella foresta di Paneveggio, in particolare nelle porzioni di foresta in cui sono previsti dei tagli. La sperimentazione prevede l’individuazione e la marcatura con la “P” rossa di alberi bostricati con cavità di picchio nero o di altre specie di Picidi e la successiva marcatura di gruppi di 20-30 piante (dove possibile) attorno a tali alberi. Queste “isole” di piante saranno preservate dal taglio, nella speranza che possano garantire la disponibilità di siti di nidificazione per gli anni a venire. Contemporaneamente a questa attività sperimentale, sarà necessario provvedere al suo monitoraggio, in modo da comprenderne l’efficacia ed eventualmente attuare le dovute “correzioni di rotta”.

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Articolo di

Tommaso Gasperotti
Relazioni istituzionali e ufficio stampa
Ufficio stampa
Chiara Bettega
Ufficio ricerca e collezioni museali

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