9 gennaio 2024
La serra tropicale montana del MUSE, lembo di foresta pluviale tanzaniana tra le Dolomiti, è uno scrigno di biodiversità e di continue sorprese. Tra le sue pareti di vetro e acciaio vivono oltre 200 specie di piante e qualche piccolo animale.
Osvaldo Negra, naturalista del MUSE, ci svela tre curiosità di questo periodo dell’anno.
La cometa della serra
È in fiore in questi giorni l’“orchidea cometa”, Angraecum eburneum, una specie dai grandi fiori di forma stellata e color avorio che cresce abbarbicata agli alberi o alle rocce nelle foreste tropicali dell’Africa orientale, del Madagascar e di diverse isole dell’Oceano Indiano occidentale.
Angraecum eburneum è parente stretta di Angraecum sesquipedale, una specie originaria del Madagascar passata alla storia come “orchidea di Darwin”, perché, a causa del lunghissimo sperone nettarifero, incuriosì il celebre naturalista che ipotizzò l’esistenza di un lepidottero con una spirotromba lunga a sufficienza per raccoglierne il nettare. L’ipotesi fu confermata soltanto 40 anni dopo (Darwin era nel frattempo morto), quando venne scoperta la sfinge di Morgan, Xanthopan morganii, una falena con un apparato boccale di quasi 30 centimetri che risultò essere l’impollinatore della singolare orchidea.
La felce che si clona
Abitualmente le felci si riproducono per via sessuata con un ciclo piuttosto complesso e grazie ai sori, piccole “capsule” scure sulla superficie inferiore delle foglie fertili al cui interno avviene la formazione delle spore. Ma possono riprodursi anche in maniera asessuata o vegetativa. Tectaria gemmifera, una voluminosa felce delle ombrose e umide foreste dell’Africa equatoriale che prospera nella serra tropicale del MUSE, ha evoluto una modalità del tutto particolare di riprodursi: all’attaccatura delle foglioline che compongono ciascuna grande foglia della pianta si formano delle piccole escrescenze globose che, crescendo, danno origine a minuscole piantine che cadranno al suolo e diverranno nuovi individui, geneticamente identici alla pianta-madre, dunque dei cloni.
Piume di fuoco
Rispondendo (in natura) a una sorta di complesso “orologio interno” (ciclo endogeno circannuale) sincronizzato sulla stagione delle piogge nelle savane alberate dell’Africa orientale, in autunno-inverno i maschi degli uccelli tessitori che vivono nella serra del MUSE hanno acquisito lo sgargiante piumaggio riproduttivo.
Come in varie altre specie del genere Euplectes, l’abito nuziale si compone di estese porzioni di piumaggio rosso fuoco abbinate a superfici con corte piume nero velluto, e questo ha valso a questi uccelli il nome inglese di “bishops” (vescovi). I vescovi museali appartengono alla specie Euplectes hordaceus, comunemente nota come “vescovo corona rossa” o “vescovo dalle ali nere”; al di fuori della stagione di nidificazione i maschi sono similissimi alle femmine, con cui condividono un piumaggio fulvo striato di bruno scuro grazie al quale riescono agevolmente a passare inosservati.
Osvaldo NegraUfficio Programmi per il Pubblico
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