1899: la nascita del museo
Il nucleo più antico delle collezioni risale al 1899 quando, su iniziativa della Società Magistrale di Fiemme e Fassa, nacque il primo museo.
Ieri come oggi, non trovi nessuna teca o scaffale polverosi: a Predazzo, da sempre, si respira un ambiente culturale dinamico e internazionale. Non a caso, le teorie sull’origine delle Dolomiti trovarono evidenza scientifica proprio qui.
La nave tra le montagne
Cosa ci fa una nave in mezzo alle montagne? Non stiamo parlando di un’imbarcazione carica di tesori, ma di un albergo leggendario. Il Nave d’Oro, nel cuore di Predazzo, era l’approdo sicuro per chi, a inizi Ottocento, amava studiare la natura. L’unicità e la bellezza del territorio dolomitico divennero presto popolari in tutto il mondo: è l’inizio dell’epopea scientifica, turistica e alpinistica che ha trasformato le Dolomiti in una meta di caratura internazionale.
L’Eldorado dei mineralogisti
Ti appassionano i minerali? Allora sei nel posto giusto. In museo potrai immergerti nell’incredibile varietà mineralogica che contraddistingue il territorio di Predazzo e dei Monti Monzoni, vera e propria fucina di tesori di cristallo, celebrata in tutto il mondo.
Le montagne più belle
Dal 2009 le Dolomiti sono Patrimonio Mondiale UNESCO. Conosci i motivi di questo riconoscimento? La galleria multimediale del museo affronta i temi dell’unicità dei territori dolomitici e del delicato equilibrio dell’ecosistema montano. Le Dolomiti sono tra le montagne più belle del mondo. Per proteggerle, però, serve l’impegno di tutte/i noi.
La Marmolada e i colori del mare
Chiudi gli occhi. Riesci a immaginare il suono delle onde del mare? Oggi la Marmolada è la Regina delle Dolomiti. Ma 240 milioni di anni fa era un atollo tropicale. Incastonate nelle rocce lasciate scoperte dal progressivo ritiro del ghiacciaio, ci sono tracce di quell’era geologica: meravigliose conchiglie fossili che, con grande sorpresa, hanno mantenuto i loro colori originali.
Lagorai: l’inizio della storia
Oggi è una delle catene montuose più selvagge e affascinanti del Trentino. Circa 280 milioni di anni fa, durante il Permiano inferiore, eruzioni vulcaniche e colate piroclastiche la rendevano una zona a dir poco molto inospitale. Anche per il Tridentinosaurus antiquus, piccolo rettile, simile a una lucertola: i suoi resti fossili, rinvenuti nel 1931 sull’Altopiano di Pinè, raccontano di un’improvvisa pioggia di ceneri e lapilli che lo sorprese, fossilizzandolo all’istante.
Il Latemar, storie di mondi scomparsi
Fossili di ammoniti, gasteropodi e felci giganti ti fanno fare un tuffo nel passato.
Dove oggi ci sono rocce e dirupi, milioni di anni fa c’era un’isola tropicale circondata da un mare cristallino. 238 milioni di anni fa una grossa eruzione di ceneri e lapilli ha sepolto la foresta di felci e conifere dell’atollo del Latemar: le sagome fossilizzate di foglie, fronde e frammenti di tronchi raccontano come è cambiato il paesaggio dolomitico.
Catinaccio, i tempi cambiano
Come si fa a capire quanti anni ha una roccia? Uno dei metodi utilizzati è quello di cercare, inglobati nelle rocce, i fossili guida, ovvero i resti di organismi, animali e vegetali, marini o terrestri, caratterizzati da un’ampia distribuzione geografica e vissuti in un determinato intervallo di tempo. Per esempio le ammoniti, piccoli molluschi dotati di una conchiglia a forma di spirale, possono dirci tanto dell’età delle pietre.
Gruppo del Sella, la fortezza alle porte del cielo
Un castello di roccia dalle forme spettacolari. Una fortezza di pietra che svetta sui prati e pascoli sottostanti. Una maestosa isola di dolomia che si staglia contro il cielo. Così appare oggi ai nostri occhi il Gruppo del Sella, un riassunto in roccia delle poderose forze che negli ultimi 60 milioni di anni hanno plasmato le Dolomiti.
Umanità e montagna, quale legame?
Senti le voci di chi ha vissuto su queste montagne? Vette e venti custodiscono tantissime storie di vita quotidiana: le cronache dei soldati dal fronte durante la Prima Guerra Mondiale, l’incontro con personaggi straordinari come Maria Ogilvie Gordon, la prima donna a laurearsi in geologia, o Theodor Christomannos, considerato un pioniere del turismo nelle Dolomiti.
Il registro del Nave d’Oro, storie della collettività
La lungimiranza di Michele Giacomelli, primo proprietario dell’albergo “Nave d’oro”, è esemplare. È grazie a lui, infatti, che abbiamo traccia del crogiolo di personaggi di scienza, lettere e arti, che fu Predazzo nel XIX secolo. Sua l’idea di fissare nero su bianco le firme dei suoi illustri ospiti arricchite da annotazioni, schizzi e aneddoti vari. Storie che oggi sono raccolte nel “Memoriale degli insigni filosofi viaggiatori che nei loro letterarj viaggi per geognostiche operazioni onorarono Predazzo e l’albergo di Michele Giacomelli”. In museo sono esposti i libri firme, importante testimonianza di oltre 150 anni di storia del turismo predazzano e dolomitico, dagli albori fino alla chiusura dello storico albergo negli anni ‘60 del Novecento.
Un museo a km 0
L’edificio attuale del museo è degli anni ‘70 del Novecento, costruito al posto della vecchia scuola pubblica. Molti dei materiali utilizzati provengono dal territorio circostante. Il pavimento delle sale è in granito rosa lucidato, estratto nei dintorni di Predazzo. Per la sala dedicata all’albergo Nave d’Oro è stato scelto il resistente legno di larice, comunemente usato nell’edilizia e nell’arredo tradizionali. Modellato nel più tenero legno di cirmolo è invece l’exhibit che collega i due piani del museo. Lo senti l’avvolgente profumo che emana?