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Tra laghi salati e antiche cisterne

Prosegue il viaggio di Yanez Borella sulle rotte dell’acqua

Viaggio Yanez Borella

9 maggio 2024

Già un mese in viaggio tra valli selvagge, deserti di sale e metropoli. Prosegue a pieno ritmo l’avventura a pedali di Yanez Borella, l’esploratore trentino partito dal MUSE lo scorso 10 aprile per documentare la crisi idrica a livello globale. Il progetto “Water Highway”, supportato da MUSE, Parco Naturale Adamello Brenta, Apt Dolomiti Paganella e da alcuni sponsor, pone l’attenzione sull’importanza – spesso data per scontata – di una risorsa sempre più preziosa: l’acqua.

Meta finale di questa prima parte del progetto è il Karakorum, una delle più imponenti catene montuose del Pakistan e del mondo. Abbiamo raggiunto Yanez al telefono mentre stava pedalando alle porte di Ankara, la capitale della Turchia.

Dove ti trovi in questo momento?

Sono quasi ad Ankara. Mi trovo in una zona montuosa, a circa 2.000 metri di quota. Ieri sera faceva molto freddo: il termometro segnava due gradi.

Come procede il viaggio?

Benissimo. In Albania e Grecia ho attraversato paesaggi molto selvaggi e ho trovato una grande accoglienza. Tante persone incontrate lungo il percorso mi hanno offerto da mangiare e ospitato gratuitamente. Al momento ho percorso poco meno di 3.000 chilometri, me ne mancano altri 9.000: sono solo all’inizio.
Viaggiare in solitaria in bicicletta è una cosa nuova per me. Nelle altre avventure (dalla rotta lungo la Via della Seta al progetto Soul Bears, passando per il trail lungo il Sentiero della Pace, ndr) eravamo sempre almeno in due. In questo viaggio sto conoscendo meglio me stesso.

Cosa ti ha colpito di più sul tema acqua, filo conduttore di “Water Highway”?

A livello naturalistico sicuramente le valli percorse dal fiume Vjosa in Albania. Ad Alessandropoli, invece, ho pedalato tra le cicatrici degli incendi estivi che hanno devastato il territorio: in Grecia ci sono zone che soffrono molto la siccità, sto raccogliendo diverse testimonianze sul rapporto degli abitanti con l’acqua.
Istanbul, città super popolata e molto antica, con infrastrutture – anche acquedottistiche – da riammodernare, registra livelli di dispersione idrica molto alti. Qui, ho visitato l’imponente Cisterna Basilica, una gigantesca struttura sotterranea che serviva a raccogliere e conservare l’acqua, soprattutto in caso di assedio della città.

Quali sono le principali difficoltà incontrate?

Il carretto attaccato alla bici, con tutto l’equipaggiamento alpinistico, mi sta dando parecchi problemi. È molto pesante (in totale la bici pesa circa 80 kg) e il motore elettrico della bici, specialmente in salita, non è abbastanza potente per sostenere il carico: devo metterci tanta energia muscolare. Tra le altre difficoltà: il vento contrario, la tanta pioggia e i cani randagi. A fare da contraltare, però, ci sono però incontri di grande umanità: l’ospitalità che sto ricevendo è incredibile.

Le prossime tappe?

Percorro in media 150 chilometri al giorno. Ora mi aspettano il lago di Tuz Gölü, uno dei più grandi laghi di sale nel mondo, e il monte Ararat, il più alto della Turchia, al confine con l’Iran. Poi mi dirigerò verso Georgia, Azerbaijan e Uzebskistan, cercando di evitare le zone di conflitto.

Chi volesse sostenere l’avventura di Yanez può farlo tramite la campagna che il viaggiatore ha lanciato su Eppela

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Articolo di

Tommaso Gasperotti
Relazioni istituzionali e ufficio stampa
Ufficio stampa

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